Ubicata in via Viganò, la Cascina Badino è stata fondata circa nel 1820. All’inizio si chiamava Mozzanica ma poi successivamente venne chiamata Badino dal soprannome nome dei “Badit” alcune famiglie originarie di Romanò che si trasferirono a vivere nella Cascina. La struttura della Cascina all’inizio del diciannovesimo secolo rispecchiava la tipologia delle cascine lombarde: vi era un edificio principale a due piani con un porticato al piano inferiore. Vicino all’edificio principale c’erano le stalle, il fienile e nel centro del cortile c’era un pozzo dal quale, quando pioveva molto, si poteva attingere l’acqua con il mestolo.

Abbiamo raccolto i racconti di alcune persone che dal 1937 hanno vissuto nella Cascina Badino: “la giornata in cascina iniziava molto presto, già all’alba il cortile brulicava di persone, poiché c’erano molte cose da fare: c’era la terra da lavorare, gli animali da accudire, la casa da rigovernare e per fare tutte queste operazioni ci si aiutava l’un l’altro.

La comunità della Cascina era molto unita e solidale, le case erano sempre aperte a tutti. Il momento più bello della giornata era caratterizzato dalla cena, quando tutti con la propria ciotola di minestra uscivano a sedersi fuori degli usci e chiacchieravano amabilmente con i vicini. Al termine della cena una delle donne più anziane iniziava a recitare il rosario e tutti gli altri rispondevano. Successivamente ci si trovava in una casa e mentre si discuteva di vari argomenti, le ragazze preparavano il loro corredo mentre le mamme cucivano gli abiti per la famiglia.

La vita semplice della cascina veniva rallegrata e vivacizzata da alcuni eventi quali il passaggio di venditori ambulanti che portavano in quel piccolo mondo tante novità. Era molto gradito soprattutto dai bambini l’arrivo dei cantastorie che raccontavano a volte accompagnandosi con la musica, storie divertenti ma anche malinconiche. Altri eventi che venivano vissuti con particolare entusiasmo e allegri erano l’uccisione del maiale, la giubiana e il momento in cui sull’aia si spannocchiava il raccolto delle pannocchie di granoturco.

La vita della cascina era spesso allietata da matrimoni e da nascite, tutte le donne del cortile insieme con la levatrice aiutavano la partoriente a far nascere il bambino che veniva subito battezzato, purtroppo però erano parecchi i neonati che morivano. La solidarietà della gente della cascina si manifestava soprattutto in queste circostanze quando le donne del cortile erano molto vicine alla neomamma facendo anche da balia al nascituro. Altrettanta solidarietà si manifestava negli eventi più brutti e funesti quali i lutti. Nessuna persona moriva senza aver ricevuto l’estrema unzione e tutta la cascina partecipava al lutto vegliando la salma e recitando il rosario”.