Era ubicata in via Tofane. Dicono che vi abbia abitato nel passato una comunità “Fiamminga” ( dei Paesi Bassi) da cui trae origine il nome della cascina, nonché il soprannome dei suoi abitanti. Dai primi del ‘900 fino al 1969 poi, è stata abitata prevalentemente dal ceppo della famiglia Sanvito, molto numerosa (8 figlie femmine e 3 figli maschi) e dai Gerosa detti ‘i Bergamaschi”.
La vita che si conduceva all’interno della cascina fino al dopoguerra non era poi così diversa da quella condotta nelle altre cascine.
Il lavoro ed il sostentamento degli abitanti era rappresentato prevalentemente dall’agricoltura con allevamento di animali da latte e cortilizio per le necessità della famiglia, e dalla produzione di foraggio, grano, mais nei campi e di ortaggi e frutta negli orti.

L’azienda agricola e la struttura della cascina erano composte da: aia, granaio, fienile, locale ricovero attrezzi, e ricovero carri, stalle, pollaio. L’interno delle abitazioni era tipico delle cascine: locale unico uso cucina, camino, tavolo, sedie in paglia, cassapanca, credenza. L’acqua necessaria al fabbisogno delle famiglie veniva prelevata dal pozzo: il “Fontanone”. Le camere avevano lo stretto necessario: letti in ferro, piccoli armadi, cassettiere, ambiente lindo e confortevole.
E come nella maggior parte dei casi, i servizi erano esterni. La cascina non è più esistente e non ci risulta che ci siano documenti fotografici che possano testimoniare oggi com’era prima di essere abbattuta. Lo schizzo è stato realizzato sulla base di ricordi di una signora che ha passato la sua giovinezza nella cascina.