MAGGIO

Mese del primo sole, delle giornate più lunghe e più calde. Uno dei mesi di più intensa attività del contadino: si lavorava nei campi anche per dodici ore al giorno, fermandosi solo per una rapida colazione nei prati.

Una delle attività di questo mese era il primo taglio dell’erba che iniziava alla prime luci del giorno quando il contadino si recava nei prati portando con sé gli strumenti necessari: la ranza, la cute ul cudee. Il contadino tagliava per alcune ore l’erba poi si fermava per allargare il fieno tagliato con lo scopo di farlo essiccare meglio. Verso la metà della giornata le donne portavano il pranzo e poi aiutavano gli uomini ad allargare l’erba al sole. Alla fine della giornata il fieno era ammucchiato in covoni per evitare che l’erba tagliata assorbisse l’umidità della notte. Dopo qualche giorno,
quando il fieno era essiccato completamente, era caricato sul carretto e portato nei fienili.

Un’altra importante attività che era svolta durante maggio era l’allevamento dei bachi da seta: uno dei lavori più importanti dell’intero panorama agricolo della Brianza. Un compito difficile che coinvolgeva non solo tutti i componenti della famiglia ma anche i locali ad uso abitativo della cascina.

Agli inizi di maggio in molte cascine era spostato parte dell’arredamento per far posto ai preziosi bachi da seta. Le uova avevano bisogno di un periodo di incubazione di circa otto o dieci giorni in un ambiente caldo: per aumentare la temperatura molto spesso le uova erano messe sotto i materassi o sotto le coperte e poteva capitare che i
membri della famiglia, a turno, si coricassero per “far caldo” alle uova oppure che le donne dovessero riscaldare i bachi collocandoli tra i seni.

Dopo qualche giorno i bachi dovevano essere nutriti con le foglie del murungelso, che dovevano essere sempre fresche
e asciutte perchè “la foia bagnada la fa muré i cavalé” (la foglia bagnata fa morire i bachi). Nei periodi di pioggia, per non far bagnare le foglie, si raccoglievano i rami dei gelsi e si appendevano sotto il portico accendendo anche il fuoco per limitare l ‘umidità.

La coltivazione dei bachi era un lavoro che richiedeva grande attenzione e pazienza: il contadino doveva costantemente controllare sia di giorno sia di notte che i bachi mangiassero normalmente. Dopo aver fatto le quattro mute della pelle i bruchi erano trasportati sui rametti ed erano pronti per fare il bozzolo di seta.

Anche per l’allevamento dei bachi da seta, la tradizione e la superstizione contadina prevedeva una serie di riti propiziatori. Quello principale legato alla coltivazione del baco da seta era il Cristè.

Alcuni ragazzi del paese, dell’età di 10 – 12 anni, si recavano nelle cascine adibite alla coltivazione dei bachi da seta,
con in mano il “cristè”: una corona di rami intrecciati legata verticalmente ad un bastone che terminava con una croce. Alla corona erano appesi i simboli della passione di Cristo: diversi chiodi, una scaletta, la lancia, il martello, delle croci, fiori di carta, immagini dei Santi tra cui quella di San Giobbe protettore della coltivazione dei bachi da seta. Infatti nella pittura tradizionale delle edicole presenti nelle cascine era raffigurato con i bachi da seta che nascevano dalle sue piaghe. Questa raffigurazione potevamo vederla anche nella Cascina Brenna.

Inoltre il 10 maggio, giorno dedicato a San Giobbe, segnava la data ufficiale di inizio dell’allevamento dei bachi. I ragazzetti oltre a recare nelle mani il Cristè avevano anche in mano un cestino per raccogliere le offerte che generalmente non erano soldi ma cibo.

Il mese di maggio era anche un mese molto importante dal punto di vista religioso: era il mese dedicato al culto della Madonna. La sera nelle cascine tutta la comunità contadina si raccoglieva per la recita della “curuna” – il rosario. La devozione alla Madonna è testimoniata anche dalla presenza, in moltissime cascine della zona Laghetto, di edicole a lei dedicate: in un angolo del cortile campeggiava, sotto forma di statua o di dipinto, l’immagine della Vergine. Davanti a queste edicole le donne mettevano i lumini e i fiori raccolti nei campi durante la primavera e l’estate, fatti di carta colorata durante l’inverno.